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martedì 21 gennaio 2014

Padri e Figli - Ivan Turgenev

Ecco... nel titolo di questo post manca la parola "recensione" perché credo che di una grande opera non si possa fare una recensione vera e propria. Si possono fare solo riflessioni, esprimere i propri pensieri.
Mentre cominciavo a leggerlo, mi chiedevo "dove sono stata fino adesso? Perché non l'ho mai letto prima?, perché mi sono accontenta di eleggere Dostoevskij a mio russo preferito?".
Rispetto a Dostoevskij, quest'opera di Turgenev si legge meglio; è più breve, ci sono meno confusioni tra nomi - cognomi - patronimici, discussioni e descrizioni meno lunghe.  Ci presenta due giovani: uno che si dichiara nichilista e l'altro che lo segue, alla ricerca di un'ideale da seguire, e ironicamente finisce per scegliere quello che gli ideali li rifiuta; due famiglie: una aristocratica e l'altra no, entrambe tese a compiacere il figlio, arrivando anche a temerlo; due personaggi disperati che nascondono il loro male di vivere dietro l'ordine e la perfezione: una donna, e uno zio "particolare". Entrano in relazione gli uni con gli altri, portandosi dietro il loro dolore, le loro ideologie e soprattutto l'appartenere a una generazione piuttosto che all'altra. E alla fine i giovani sceglieranno se seguire il nichilismo, o se voltarsi indietro verso la generazione dei padri. E scopriranno l'esistenza di una forza alla quale non si può resistere, una forza che scardina ogni proposito, ogni posa, ogni pretesa. Tutti noi la conosciamo
Ecco, in Turgenev ho trovato una meravigliosa disamina della famiglia, e soprattutto della contrapposizione generazionale, mai incontrata prima nella letteratura russa. Il giudizio è affidato al lettore. Turgenev non propone nessuna soluzione, nessuna filosofia, nessuna ideologia. Ci presenta dei fatti, ci descrive delle famiglie con una tenerezza che tocca l'anima.
E anche sul finale, Turgenev non rinuncia alla pietà, alla tenerezza, a creare della poesia.
Solitamente, quando leggo un classico cerco di informarmi più che posso sullo svolgimento della trama, e sul finale, per concentrarmi meglio sul racconto, sulle digressioni, sull'ideologia. Questa volta sono felice di non averlo fatto, perché il finale di Padri e figli mi ha sorpresa, mi ha dato un pugno allo stomaco. E mi ha lasciato con un senso assoluto di meraviglia, di silenzio. Lo stesso silenzio che avvolge quelle due figure sulle quali si chiude il romanzo, e il loro dolore.

Ho scelto di leggere Turgenev perché.. Cechov lo cita ne Il Gabbiano, altro testo che mi ha lasciata con una grandissima espressione di meraviglia e di stupore, come se lì dentro fosse raccontata una parte di me. E sono felice di essermi lasciata guidare da Cechov. Ancora una volta, indirettamente, mi ha dato tantissimo.

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