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giovedì 16 gennaio 2014

Recensione: L'imprevedibile viaggio di Harold Fry - Rachel Joyce

SINOSSI (da qlibri): Quando viene a sapere che una sua vecchia amica sta morendo in un paesino ai confini con la Scozia, Harold Fry, tranquillo pensionato inglese, esce di casa per spedirle una lettera. E invece, arrivato alla prima buca, spinto da un impulso improvviso, comincia a camminare. Forse perché ha con la sua amica un antico debito di riconoscenza, forse perché ultimamente la vita non è stata gentile con lui e sua moglie Maureen, Harold cammina e cammina, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere. Ha deciso: finché lui camminerà, la sua amica continuerà a vivere. Inizia così per Harold un imprevedibile viaggio dal sud al nord dell'Inghilterra, ma anche dentro se stesso: mille chilometri di cammino e di incontri con tante persone, che Harold illuminerà con la sua saggezza inconsapevole e la forza del suo ottimismo. Harold Fry è un eroe senza essere super, un tipo alla Forrest Gump, un uomo speciale capace di insegnarci a credere che tutto è possibile, se lo vogliamo davvero. Toccante, commovente, ma anche venato da un'irresistibile ironia, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Rachel Joyce è un romanzo semplicemente indimenticabile: la più bella celebrazione dell'amicizia, dell'amore e dei sogni che vi capiterà di leggere per molto, molto tempo. 


L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è forse la storia più "strana" - senza finire nel paranormale,  - che abbia letto nell'ultimo anno. 
è un romanzo in cui succede veramente poco: Harold cammina, soffre, conosce persone, incontra per la prima volta in vita sua "la gente", ma non ci sono grandi avvenimenti che portano svolte impreviste nella trama. Il viaggio di Harold ha un inizio e una fine. E noi lo accompagniamo. 
La cosa più bella di questo romanzo è sicuramente lo stile dell'autrice, Rachel Joyce. L'autrice indaga fino in fondo non solo i pensieri di Harold, ma anche la sua fisicità, il suo essere uomo di carne e sangue. Harold cammina, e ha le vesciche. E tutte le sere lava gli stessi vestiti col detersivo in polvere, e poi li mette ad asciugare sul termosifone. Dopo un po', invece, non li lava più, perché inizia a dormire per strada. La Joyce descrive tutto questo con chiarezza, ma anche con delicatezza ed eleganza: non c'è mai attenzione per il particolare disgustoso, o grottesco. Harold è un gentiluomo, e l'autrice è gentile con lui.
Oggetto principale del romanzo è la storia di Harold, di cui veniamo a conoscenza man mano lui procede nel suo viaggio. Ci sono parallelismi significativi, tra i due piani, presente e passato. Mentre comincia a ricordare la degenerazione di David, da figlio perfetto a... figlio meno perfetto (voglio evitare spoiler!) anche Harold comincia a fare fatica, a soffrire, a dormire per strada.
Alla fine del viaggio, e del romanzo, Harold ritrova quello che aveva perduto. C'è il lieto fine, quello che lui e sua moglie meritano. 

Vi è, purtroppo, una nota dolente: in alcuni punti il romanzo è un po' lento, la Joyce indulge nel descrivere il viaggio di Harold, inserendo alcuni elementi (a parer mio) non strettamente necessari. 
Il romanzo rimane comunque consigliato, lettura leggera che non scade mai nel banale.

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