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lunedì 3 febbraio 2014

Cronache di lettura: La montagna incantata

Superato lo scoglio di pagina 250, inizio a sentirmi "dentro" la lettura, e non come se "avessi appena cominciato" il romanzo. Non a caso, infatti, se non conosco l'autore, tendo a scegliere romanzi con un minino di 300 pagine, perché ho bisogno di un po' di tempo (e di pagine) prima di acclimatarmi.
A questo punto, mi sento abbastanza a casa tra le stanze (e la terrazza) del sanatorio di Davos. Anzi, mi sono assuefatta all'atmosfera (e chi ha letto il capolavoro di Mann, mi capisce) che si respira lassù. Così tanto che mi riesce difficile abbondare il libro e tornare nella realtà del piano, accorgermi che sono nel 2014 e che ho solo un po' di sinusite.
Mann crea un microcosmo perfetto. Cesella perfettamente ogni particolare degli ambienti e degli oggetti. E lascia che siamo noi, attraverso i discorsi, le digressioni, le descrizioni, a farci un'idea del carattere dei personaggi, della filosofia cui vanno accostati. Eh sì, perché qui non c'è un unico livello di lettura.
Ad ogni modo, è sicuramente meno scorrevole dei Buddenbrok, che mi avevano attirata nella "rete" di quest'autore, ma comunque assolutamente leggibile da chi abbia voglia di approfondire, analizzare, la temperie culturale del primo Novecento e - come sempre quando si parla di classici - l'animo umano in tutte le sue forme. Ecco, è per questo che amo i classici, e soprattutto è per questo che credo siano diventati tali, e mai passeranno di moda. Perché parlano dell'uomo: e l'uomo, alle prese con la prima ruota o con il Galaxy, è poi sempre quello.
E allora, per adesso, nell'innamoramento ridicolo di Hans per Clavdia, ritrovo tantissimo di me, di momenti passati.

Ho scritto "assolutamente leggibile da chi abbia voglia di approfondire": ho buttato giù di slancio e non voglio correggere ma...in realtà non è di facile lettura. è gradevole, ma se cercato un libro con una trama densa e sviluppata, e i discorsoni vi interessano poco... Buttatevi, piuttosto, sui Buddenbrok

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