Google+

martedì 4 marzo 2014

A proposito di Oblomov

Come ho già avuto occasione di scrivere, dei classici non mi sento di fare una "recensione". Principalmente, perché credo di non avere nulla di nuovo da dire. 
Ho cominciato Oblomov incuriosita: dopo anni di solo Dostoevskij, Padri e figli mi aveva aperto un mondo sugli "altri russi". E allora, Gončarov non poteva mancare. 
Più di 700 pagine - l'edizione ebook - che sono letteralmente volate. Ci ho messo 8 giorni, leggendo in ogni momento libero, sempre concentratissima. Per adesso, credo che sia il libro più amato in assoluto. Mi sono immedesimata in Oblomov, ho provato simpatia ed empatia per lui. Per la sua pigrizia, la sua incapacità di vivere. Leggevo qua e là, sul web, che il lettore italiano non può non avvertire la parentela con l'inetto sveviano. Probabilmente è vero, sicuramente c'è affinità tra i due "tipi" umani. Ma...leggendo Svevo - che non amo - non ho provato emozioni, empatia nei confronti dei personaggi. La trattazione - appunto - mi sembrava solo una trattazione, un asettico descrivere. Qui invece c'è simpatia, in un certo senso comprensione, affetto per Oblomov. Quella tenerezza, quella dolcezza che continuo a ritenere tipiche della letteratura russa. Che non finisce di stupirmi.

Nella letteratura russa - come in quella francese - ho sempre l'impressione di trovare tutto. L'amore passionale, quello meno passionale, quella quieta felicità alla quale, in fondo, aspiriamo. L'amore per i genitori, per i figli, per gli amici. I falsi amici, coloro che ti ingannano. La prosperità, le ristrettezze economiche, la sofferenza.
Ecco, questo per me è un classico. Un libro dove trovi TUTTO. Situazioni e sentimenti che non moriranno mai.

Spero, domani, di arrivare con un post sulle nuove letture. 

Nessun commento: