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lunedì 26 maggio 2014

Blog Tour di "Il Giardino degli Aranci - Il Mondo di Nebbia di Ilaria Pasqua", con Giveaway! SECONDA TAPPA

Di seguito trovate un estratto de Il Giardino degli aranci - Il Mondo di Nebbia. Partecipando al Giveaway potete vincere una copia dell'ebook. Come? Leggete fino al fondo questo post!

"Quella mattina in molti avevano avuto incubi.
Aria proseguendo nel suo cammino incrociò un suo compagno di classe, Martin. I capelli rossi spiccavano tra le persone, il ragazzo era spesso in compagnia di una lucertola attaccata al braccio che sembrava succhiargli energia vitale. Ogni giorno quel ragazzo appariva ad Aria sempre più bianco e magro. Le guance infossate e gli occhi cerchiati la inorridivano. Non capiva se quell’aspetto fosse un difetto di natura o l’effetto dei suoi incubi.
Chissà in base a cosa i nostri incubi assumono una forma. Perché lui ha una tenebrosa lucertola e io quel coso strano? È un’ingiustizia, si ritrovava a osservare.
Per quale motivo le era toccato quel procione ossuto? Come se poi lei avesse delle ossa. L’incubo era una sorta di marchio di fabbrica. Molto spesso, infatti, si ritrovava a incrociare persone che la deridevano, o che deridevano quelli che avevano incubi dalle forme ben più assurde e inutili del suo: a volte incrociava un uomo che si portava dietro un incubo a forma di ombrello. E allora rideva anche lei. Che assurdità! pensava, un ombrello! Ma è ridicolo.
C’era gente che sognava raramente, oppure che non sognava proprio, anche se era quasi impossibile. Quella città era la città degli incubi, dei sogni oscuri e lei non sapeva il perché. Nonostante la gente vivesse felice, ogni notte le persone facevano tonnellate di sogni, insulsi o meno, come se una volta addormentati fossero loro a richiamarli. Ne producevano in quantità industriale, senza ragione. O forse una c’era. In classe, tra gli amici, nessuno parlava di ciò che aveva sognato. Era diventato, o probabilmente lo era sempre stato, un tabù. Lei non rispettava questa regola, d’altronde non era una legge.
Un ragazzino di cinque o sei anni più giovane di lei le tagliò la strada.
“Ehi imbecille, stai attento a dove vai” urlò senza ritegno, e molte persone si voltarono. Aria li guardò male.
“Ehi Aria”, la voce robusta e amichevole di un ragazzo la raggiunse da sinistra, “non riesci proprio a essere più gentile?”
Aria si voltò subito. “Henry, buongiorno, finalmente una faccia amica” disse sbuffando. “Lasciamo stare…”
“Fa piacere quando mi saluti con tutto quell’entusiasmo” rispose lui trascinandosi dietro una mangusta.
Aria rise senza volerlo.
“E dai, mi avevi promesso di non ridere” disse lui grattandosi la testa imbarazzato.
“Scusa, non ho proprio resistito, è così buffa”, ridacchiò lei indicando la mangusta.
“Non è che il tuo procione sia meglio” rispose lui per difendersi.
Intorno le persone si voltarono a guardarli. Erano capitati accanto a un gruppo di uomini adulti, dall’aria silenziosa e in parte truce. Alcuni scuotevano la testa come se non accettassero che i due ragazzi scherzassero su una cosa così seria, forse in parte avevano ragione. Eppure Aria non poteva far a meno di ridacchiare alla vista di quella mangusta, soprattutto perché associata a un tipo come Henry, molto posato, serio e di classe. L’immagine strideva come mai nessun’altra.
“Tua madre come sta?” chiese Henry che andava terribilmente d’accordo con la signora e Aria non riusciva a capacitarsene, visto che con lei la madre non era tanto simpatica.
“Come al solito, è sola e nervosa” rispose lei pensando ad altro.
“Sicuramente gli manca tuo padre. Nessuna novità?” Il ragazzo era ingenuamente preoccupato, mentre lei non ci pensava molto, poiché quell’uomo era sempre stata un’ombra nella sua vita. Non credeva che meritasse le sue attenzioni, visto che se n’era andato o così le sembrava; iniziava a confondere le parti del suo passato, come se sbiadissero piano piano, sostituite da altre idee.
“Wade è sparito da… non so, da talmente tanto tempo che io non lo ricordo. E sai anche che mia madre non pensa ad altro. Forse spera ancora che torni. Queste sono cose che non si dimenticano” disse con tono distaccato, contrariata da quell’argomento.
“Scusa, non volevo infastidirti” disse dispiaciuto il ragazzo.
“Bah, tranquillo, non ricordo più nulla di lui, né da quanto sia sparito; non me lo ricordo” continuò a ripetere senza capacitarsene. La cosa la sconvolgeva.
“È come se ci avessero piazzate in quella casa, cancellando una persona. Un paio di foto sono appese ai muri, certo, ma la sua presenza è scomparsa, anzi, è quasi come se lui non fosse mai esistito. Sai che sembra? Come se qualcuno avesse scritto il copione della mia vita e di quella di mia madre, eliminando un ruolo ma facendo in modo che non lo dimenticassimo. Non è assurdo?” iniziò a ridere dopo aver parlato a raffica.
“È una follia” concordò Henry.
“Comunque è un argomento che non sopporto” disse Aria con voce aspra.
“Mi… mi dispiace” ripeté l’amico, che si ripromise che non avrebbe mai più chiesto qualcosa a riguardo.
Aria si sforzò di sorridergli, poiché Henry era rimasto male dal suo tono duro, ma lei non poteva farci niente, non riusciva a controllarsi. Eppure doveva ricordarsi di quanto l’amico avesse un animo delicato. Come poteva rispondergli male? Era sempre così attento a lei e a sua madre, così gentile!
“Tranquillo. Con te mi piace parlarne” mentì lei per risollevargli il morale, e funzionò. Il ragazzo sfoderò un sorriso solare, quasi dimenticandosi di essere in mezzo a quella folla di gente nervosa.

Aria guardò le persone che camminavano stanche e trascinate verso i punti di raccolta. Proprio davanti a lei vi era una donna accompagnata da un bambino di fumo, un’altra più anziana da un uccello. Di lato un incubo aveva preso la forma di un mantello nero che strusciava a terra occupando metri di terreno, mentre un altro, poco distante, aveva l’aspetto di uno scheletro.
Agli occhi di un estraneo quel gruppo misto di persone, sarebbe potuto apparire come dei condannati scortati all’inferno da spettri maligni. Infatti, gli incubi erano subdoli, ti seguivano, silenziosamente, strisciando nell’ombra, erano come una catena sottile che ti legava al tuo inconscio, a una parte buia della tua mente a cui non potevi accedere, e che però eri costretto a portarti dietro. E ancora peggio, a mostrarla al prossimo.
In molti individui c’era una sorta d’imbarazzo, come se gli altri potessero scorgere l’incubo vero e proprio, il buio della propria anima. Eppure era possibile solo in un caso: se una persona ci passava attraverso, allora avveniva una sorta di cortocircuito, l’incubo si trasmetteva, i due sogni si mescolavano stordendo i possessori, e molti svenivano, altri vomitavano. Una spiacevole situazione. Ma non era solo questo, le persone a cui succedeva, si risvegliavano sentendosi diverse, non sapevano spiegare qualcosa che non capivano, ma era quella l’impressione che avevano sempre avuto. Per questo ognuno camminava ben distanziato dall’altro, seguendo un proprio percorso. E così anche Aria e Henry, che procedevano spalla a spalla, senza che nessuno li potesse superare, né che loro potessero farlo a vicenda. Erano perfettamente allineati, come soldati in una marcia all’alba, condannati a morte che proseguivano attraverso la nebbia.
Era uno spettacolo particolare quello. Aria ci pensava spesso. Avrebbe tanto voluto vedere dall’alto come la cosa apparisse.
“Aria, ci sei?” disse all’improvviso Henry. La ragazza si era persa in qualche pensiero fissando i capelli biondi dell’amico e non aveva aperto più bocca.
“Scusa” disse subito lei abbassando lo sguardo, “mi ero distratta”.
“L’avevo notato. Ci siamo comunque. E meno male che siamo usciti presto, guarda lì”.
Il punto di raccolta dove solitamente si recavano era affollatissimo quella mattina, segno che quella notte gli incubi erano stati tanti. Ma la raccolta, in fin dei conti, era piuttosto rapida, una questione di qualche minuto.
Aria si mise pazientemente in fila: “Che strazio, vorrei tanto che finisse” disse spazientita.
“Peccato sia impossibile. Potresti smettere di fare incubi”. Lei gli lanciò un’occhiataccia come per dire: Se potessi, pensi che non lo farei? Ma lo sguardo era bastato.
“Dai su, scherzo” disse l’amico, poi abbassò di colpo la voce “che hai sognato stavolta? Sempre quella stanza con la voce sconosciuta?”
“Sì, non mi lascia in pace” sbuffò lei tirandosi indietro i capelli neri ancora leggermente umidi.
“Non vorrà dire niente. Tranquilla. Spesso si intestardiscono solamente. Magari a te quello sfogo notturno fa bene. Per questo il tuo inconscio continua a replicarlo” spiegò da gran sapientone.
“Non fai altro che ripeterlo. Comunque non importa” disse lei. La mattina non aveva assolutamente voglia di riflettere, e poi quel discorso l’aveva già sentito mille volte. Aria continuava a rispondergli che un senso doveva averlo e lui controbatteva con quella storiella dell’inconscio che replica. Il ragazzo non era aperto alla possibilità che quei sogni potessero essere dei messaggi. Non lo accettava.
“È per questo che continui a sognare sempre la stessa cosa. Se continui a rimuginare su che cosa significhi, non te ne libererai mai” l’ammoniva lui.
Aria si distrasse di nuovo, poche file più avanti c’era uno dei suoi compagni di classe. Non aveva mai scambiato con lui che poche parole. Il ragazzo si voltò come se avesse percepito il suo sguardo addosso e con aria truce guardò prima Aria, poi Henry, poi infastidito tornò nella sua posizione. Aria osservò il suo collo bianco e provò una fitta. Adorava quel collo e non sapeva il perché. Le piaceva e basta.
“Che guardi?” chiese Henry indispettito.
Lei saltò sul posto. “Niente. Che fila, eh?” balbettò. Henry era così possessivo alle volte. Erano amici da… non sapeva neanche da quanto, da anni comunque, e lui, probabilmente, aveva una cotta per lei. Perciò ogni volta che Aria notava qualche bel ragazzo, provava una sorta di senso di colpa nei confronti dell’amico. Perché doveva sentirsi in colpa?
Guardò i suoi occhi azzurri: “Veramente tanta fila” ribadì. Lui la scrutò in silenzio.
Il suo compagno di classe nel frattempo era scomparso tra la folla. Aveva i capelli neri ed era facile che si perdesse tra le altre teste dello stesso colore. La sua corporatura era all'apparenza esile, ma lei sapeva che aveva un fisico asciutto ma muscoloso, l’aveva notato durante gli allenamenti in palestra. Non era altissimo, eppure lei al suo confronto appariva una nana, come se si ritirasse vicino a lui. Ma anche accanto a Henry faceva la stessa, identica figura. Anzi, anche peggiore. Henry era eccessivamente alto.
Aria cercò ancora il collo del ragazzo, ma nulla da fare, si era volatilizzato. Tanti altri le sfilarono di fronte: tozzi, pelosi, troppo magri, troppo lunghi, troppo corti… in quel momento decise di arrendersi.
Non poteva fare a meno di osservare il suo compagno di classe, così come faceva con Henry. Sin da quando si era ritrovata in classe con lui, si era interessata a quello che facevano, una curiosità che le sembrò naturale. Erano entrambi due bei ragazzi. Perché non avrebbe dovuto guardarli? Eppure quando li osservava sentiva una scossa, un qualche avvertimento, come quando si è distratti e la mente cerca di svegliarti.
“Tanta fila” confermò il ragazzo allungandosi."

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COME PARTECIPARE AL GIVEAWAY

Per vincere una copia in formato epub e pdf di Il Giardino degli Aranci - Il Mondo di Nebbia è sufficiente partecipare al Giveaway su Rafflecopter.


Regole del giveaway: è possibile partecipare dal 26/05 al 01/06
In base agli "obiettivi" che completate vi verranno assegnati dei "punti", ognuno dei quali aumenta le probabilità di estrazione
Obiettivi da completare:

- Mettere mi piace alla pagina facebook di Nativi Digitali: 2 punti (obbligatorio)
- Mettere mi piace alla pagina facebook del blog ospitante: 2 punti (obbligatorio)
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- Tweet personalizzato: 2 punti (non obbl.)

Il giorno successivo allo scadere del Giveaway, Nativi Digitali Edizioni contatterà il vincitore sul contatto email o al profilo facebook che avete inserito per partecipare!
In bocca al lupo!


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Seconda Tappa: 26-01 giugno - Blog ospitante: Scusate, devo andare a leggere --> TAPPA ATTUALE

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Quarta Tappa: 09-15 giugno - Blog ospitante: Atelier di una lettrice Compulsiva

Quinta Tappa: 16-22 giugno - Blog ospitante: Il giardino delle rose

Sesta Tappa: 23-29 giugno - Blog ospitante: Toccare il cielo con un libro

Settima Tappa: 30-06 luglio - Blog ospitante: Peccati di Penna

Ottava Tappa: 07-13 luglio - Blog ospitante: Gilly in Booksland

Nona Tappa: 14-20 luglio - Blog ospitante: Scribacchiando in Soffitta

Decima Tappa: 21-27 luglio - Blog ospitante: I Libri di Lo

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