Google+

lunedì 19 maggio 2014

Recensione "Fino all'ultimo respiro" - Rebecca Domino

SINOSSI: Allyson Boyd è una diciassettenne come tante, nata e cresciuta ad Avoch, piccolo paesino scozzese. Un
giorno deve andare a portare dei compiti a una ragazza della sua stessa scuola, Coleen Hameldon, e la sua vita cambia per sempre. Perché lei e Coleen diventeranno migliori amiche. E perché Coleen sta lottando da due anni e mezzo contro la leucemia.
Nella vita di Allyson entrano parole come chemioterapia, effetti collaterali, trapianto di midollo osseo, ma Coleen non vuole compassione. Vuole solamente una vita normale; una vita fatta di risate, scherzi, esperienze, viaggi, musica, chiacchiere e confidenze, fino a quando non sarà costretta a prendere una decisione che cambierà la sua vita, quella di Allyson e delle altre persone che le vogliono bene. 
È possibile non avere paura della morte? 
Ed è possibile insegnare a vivere?

Una storia sulla speranza, un inno alla vita. Un romanzo che ci ricorda il coraggio quotidiano di tutti gli adolescenti che lottano contro il cancro e quello degli amici al loro fianco.


Ho letto Fino all'ultimo respiro in due giorni, riprendendolo in mano in ogni momento libero, conscia di come sarebbe andato a finire ma ugualmente in attesa.
La storia non è particolarmente originale - mi sono tornati in mente La custode di mia sorella di Jodi Picoult e Voglio vivere prima di morire di Jenny Downham  - ma il tono del racconto, commovente ma mai patetico, sempre sobrio, rende la lettura interessante. Assistiamo allo sbocciare di un'amicizia vera, profonda, di quelle che si possono vivere solo quando si è molto giovani. Allyson vede oltre la malattia di Coleen, e riescono a costruire un legame solido, a donarsi l'una all'altra. La gioia di vivere, il coraggio, la speranza oltre la morte.
Per quanto riguarda lo stile, ci sono poche sbavature da segnalare: alcune ripetizioni, la mania dell'autrice di mettere sempre il soggetto ad ogni nuova frase, e il ricorso ad alcuni termini desueti, o forse tipici di una particolare area geografica, come "giacchetto" al posto di "giubbotto".
Curiosa la scelta, da parte dell'autrice, di ambientare la storia in un paesino della Scozia, e non in Italia: le strade del paesino e i personaggi sono molto credibili, ma dovevo continuamente ricordare a me stessa che non stavo leggendo un romanzo inglese tradotto. Non sono sicura di condividere questa scelta.
I punti deboli del romanzo - che forse avrebbe dovuto essere più corto, più fulmineo - sono essenzialmente due: alcuni rapporti interpersonali sono trattati in maniera un po' superficiale, come quello di Allie col fidanzato Scott, e trovo vi sia discrepanza tra l'anno in cui è ambientata la storia, l'età delle ragazze, e la descrizione dei loro atteggiamenti: Allie è una diciottenne del 2013, ma ci viene descritta come se fosse una ragazzina più piccola, che a me pare appena uscita dagli anni Novanta.  Probabilmente l'autrice, che ha pochi anni più di me, faceva riferimento a quando lei era diciottenne: il mondo galoppa, decisamente, e "noi" nate negli anni Ottanta siamo già "vecchie"

Riflessione personale, che ha poco a che vedere con la scelta dell'autrice: Coleen è malata, ed è una persona meravigliosa. Ha un sorriso bellissimo, fa coraggio a tutti, e non ha mai paura. Non so, forse avrei preferito vedere una persona più vera, più arrabbiata, meno perfetta, ecco.

Nessun commento: