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domenica 9 agosto 2015

Recensione - provvisoria e indecisa - di " La vita sessuale dei nostri antenati", Bianca Pitzorno

Sinossi (da ibs)"Cara Lauretta, cara cugina come me orfana e come me allevata dalla inflessibile nonna nel culto della nostra nobilissima stirpe, perdonerai mai all'autrice di avere scritto questo libro sui nostri antenati? Di averne rivelato i segreti e i peccati più insospettabili a partire dal lontano Cinquecento, quando una firma del Viceré su una pergamena rese blu il nostro sangue che prima era rosso come quello di tutti gli altri abitanti di Ordalè e di Donora? Adesso che abbiamo quasi quarant'anni, che abbiamo vissuto la liberazione sessuale e le sfrenatezze del Sessantotto, che abbiamo messo la testa a partito, non ci dovrebbe risultare così difficile accettare che anche i nostri antenati, e specie le antenate, abbiano avuto le loro storie di letto, e non sempre esemplari. Lo so che per chiunque è difficile pensare che i propri genitori hanno avuto una vita sessuale, e che se così non fosse noi non saremmo qui... E i nostri nonni, come immaginarli a rotolarsi peccaminosamente tra le lenzuola? Ma con i bisnonni non dovrebbe essere così impossibile, specie se sappiamo che hanno messo al mondo quindici figli. Per non parlare dei trisnonni e dei quadrisnonni. Senza l'attività sessuale dei nostri antenati il genere umano si sarebbe estinto. Eppure tu, Lauretta, quando accenno a questo argomento ti turi le orecchie e strilli: "Bisogna essere proprio dei maniaci sessuali per pensare a certe cose"..


Cominciato praticamente subito appena ne ho scoperto l'esistenza, e divorato in due giorni - e se aggiungiamo che ero in vacanza a Parigi e che credo superi le 400 pagine, si capisce quanto l'abbia davvero "divorato" - La vita sessuale dei nostri antenati è sostanzialmente una grande saga familiare, che ripercorre la storia di una famiglia borghese, con particolare attenzione alla generazione vissuta a cavallo tra 800 e 900: la generazione dei nonni di Ada, professoressa di lettere classiche che, trentasettenne nei primi anni Settanta, ci mostra cosa abbia significato per le donne il Sessantotto.

E' avvincente, tanto. Il personaggio di Ada è completo, approfondito: meravigliose le descrizioni dei suoi sogni, che lei segna col proposito di raccontarli all'analista. Bellissimo il soffermarsi dell'autrice sulle sue sensazioni, soprattutto in momenti tristi: il dolore di Ada è per noi vivido, presente.
Immutata, dai tempi di Ascolta il mio cuore e Diana, Cupido e il commendatore, l'ironia dell'autrice: magistrale la scelta di inserire la voce "fuori campo" di nonna Ada, morta da tempo, che ammonisce la giovane Ada e sua nipote Ginevra mentre ne leggono il diario. Belli i rapporti di amicizia, l'affetto tra la protagonista e suo zio.
Credo che chi conosce bene l'autrice non faticherà a trovare analogie tra questo e altri romanzi: la critica alla società borghese - dalla quale Ada non si distacca, a parer mio - era già presente nei due libri per ragazzi che ho già citato, e talvolta lo zio Tancredi, che ha fatto da padre ad Ada e a sua cugina - mi ha ricordato il mitico zio Leopoldo di Ascolta il mio cuore. 

Istintivamente mi è piaciuto, eppure... Ho bisogno di rileggerlo, o di confrontarmi con qualcuno in proposito. Perché? e perché ho scritto "recensione provvisoria e indecisa"?

Perché non sono sicura di averlo capito. Il finale lascia alcuni punti oscuri, che credo lo siano solo in apparenza. Alcune cose credo di averle colte, o posso formulare delle ipotesi. Altre proprio no.
L'autrice ha dichiarato, in un'intervista, che alcuni passaggi sfuggiranno al lettore che legge in fretta per arrivare alla fine.  Io sicuramente l'ho letto così, e voglio tornare indietro per capirlo meglio.
Nel caso non mi fosse possibile chiarire i dubbi, temo di dover riconsiderare il mio giudizio su questo romanzo. Che, comunque, va giù che è un piacere.




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