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sabato 25 febbraio 2017

"La scuola cattolica" di Edoardo Albinati

La scuola cattolica di Albinati ha vinto il premio Strega 2016. Sapevo questo e poco altro di questo romanzo, e non mi interessava particolarmente leggerlo, finché un'amica non ha espresso su Facebook il desiderio di comprarlo.

Il suo post mi ha incuriosita e mi sono fatta comprare questo romanzo. La mole non mi ha scoraggiata, e tanto meno le numerose recensioni negative che ho letto su Anobii: presuntuosetta come sono, ho pensato: "Mi piacerà tantissimo, e vorrà dire che sono molto più colta di tutti questi ignorantoni che lo recensiscono negativamente".

Arrivata al fondo posso dire che sì, mi è piaciuto tantissimo. Ma non posso certo dire che tutti gli scettici siano degli ignoranti :)

La scuola cattolica è un romanzo pesantissimo. E non solo nel senso "materiale" del termine (1294 pagine, ricordiamolo!). L'autore ha una leggera tendenza a ripetersi, ad autocitarsi, a tornare sempre sullo stesso argomento, quasi a volerci dimostrare di aver, con le sue analisi, centrato il punto. Questo è, a parer mio, uno dei grandi punti deboli di questo romanzo.
La scuola cattolica parla, in teoria, del Delitto del Circeo. In pratica parla di questo fatto di cronaca  nera e di tutto il resto.

Tutto il resto?

Sì, tutto il resto. La famiglia, la società italiana negli anni Settanta, il sentimento religioso, l'(omo)sessualità, la violenza (sulle donne), la scuola, l'amicizia, la Chiesa, la criminalità, la gente che parcheggia in doppia fila.

Un romanzo di 1294 pagine ti accompagna per un importante numero di giorni. Un romanzo come questo, che fa riflettere su...tutto, fa sì che tu confonda i tuoi pensieri con la parola scritta. Proprio stamattina mi chiedevo se fossi stata io ad aver pensato, in queste settimane, alla difficoltà che provavo da bambina prima delle Confessioni - difficoltà che aggiravo inventandomi i peccati - o se fosse una riflessione di Albinati, che poi era diventata mia perché, in fondo, è mia. Si è creato una sorta di cortocircuito tra vita e romanzo, perché in quel romanzo c'è la vita.

La scuola cattolica non narra una storia nel senso canonico del termine. Albinati racconta - parzialmente - la sua vita e analizza la società inserendo lunghissime digressioni tra un passaggio e l'altro. Il ritmo del racconto è estremamente lento, per non dire assente. Le sue riflessioni si dilatano per pagine e pagine, e spesso una sfocia nell'altra, e via fino a (quasi) l'infinito.
Questo è sicuramente un elemento che può scoraggiare tanti lettori, perché secondo me le seghe mentali digressioni o si amano o si odiano.

Ho riflettuto tanto, leggendo questo libro. Mi sono chiesta come si vivesse 40 anni fa, e mi sono immaginata mia mamma bambina in una casa simile a quella evocata da Albinati.

Ho amato moltissimo questo libro, che è - a mio modestissimo parere - un monumento alla società italiana moderna, con i suoi pregi (pochi) e difetti (tanti).

Piccolo particolare, non trascurabile: l'autore scrive da Dio, ed è un mostro di sincerità e acutezza.